li antichi romani avrebbero detto “nisi ubi necesse” (solo dove serve) ma naturalmente le loro nozioni di flebologia, per quanto qualche terapia la conoscessero, erano lontanissime da quello che i medici oggi sanno fare.
L’idea che sta alla base della sclerosi eco-guidata per le varici degli arti inferiori è proprio questa, fare un’iniezione in un punto specifico, generalmente inaccessibile alla visione diretta. La sclerosi cosiddetta “visuale” permette infatti solo l’iniezione di una vena visibile ma, purtroppo, questa solo raramente coincide con il punto in cui si origina il reflusso, cioè quel flusso di sangue in senso contrario che rappresenta il motivo principale per cui si sviluppano le vene varicose.
L’utilizzo nella pratica clinica della diagnostica ultrasonora con l’ecocolordoppler ha rappresentato una vera e propria rivoluzione per noi flebologi. Infatti oggi è possibile studiare “in vivo”, cioè direttamente nel paziente, il suo sistema venoso con un’accuratezza mai raggiunta prima e, sulla base dell’immagine che l’ecocolordoppler ci fornisce, iniettare il farmaco sclerosante con una precisione millimetrica.
Quindi oggi possiamo effettuare delle scleroterapie mirate, utilizzando quantità minime di farmaco (quindi riducendo al massimo i rischi per il paziente) ma migliorando in modo sostanziale i risultati perché l’iniezione sclerosante viene effettuata solo dove serve o per meglio dire “nisi ubi necesse”!