Quante volte i nostri pazienti ci hanno fatto questa domanda? Come i flebologi ben sanno però, la domanda è sbagliata.
La malattia venosa è una patologia multifattoriale che si basa essenzialmente su di un’alterazione genetica: in certe famiglie infatti il DNA codifica un collagene alterato. Questo significa che l’organismo produce un collagene (cioè il costituente principale della struttura della parete venosa) più “debole”, come se un muro venisse fatto con dei mattoni di cattiva qualità.
Si può quindi intuire facilmente che una parete venosa più debole possa dilatarsi con facilità portando alla formazione di vene varicose o capillari dilatati.
Se poi in un contesto di questo tipo aggiungiamo un peso eccessivo, un lavoro che ci fa stare in piedi tutto il giorno o magari degli sforzi ripetuti è ovvio che le cose potranno solo peggiorare.
Qualcuno potrà chiedersi perché non a tutti quelli in sovrappeso o che stanno tutto il giorno in piedi non vengono le vene varicose? La risposta è proprio in quello che abbiamo detto sopra, senza quella predisposizione genetica la possibilità di sviluppare la malattia venosa è veramente bassa.
Non possiamo scegliere i genitori ma possiamo decidere di gestire l’insufficienza venosa che farà parte sempre della vita del paziente. Gestire significa riportare indietro lo stadio di malattia e cercare di mantenerlo il più possibile sotto controllo.
Le vene o i capillari “non tornano” quindi, la malattia venosa può essere riportata a uno stadio iniziale con le moderne terapie ma la patologia di fondo non può che rimanere e solo un costante controllo da un flebologo esperto potrà assicurare il benessere delle gambe.