Il termine insufficienza venosa vuole significare l’incapacità di una vena a svolgere la sua funzione. Questa può assumere forme differenti: una trombosi venosa per esempio è la rappresentazione di un’insufficienza acuta dove l’ostruzione venosa oltre a creare una congestione del circolo venoso può mettere il paziente a rischio di gravi complicazioni come un’embolia venosa.
Un quadro molto differente è quello di un’insufficienza venosa cronica dove un quadro di reflusso venoso o una congestione che dura da tempo, possono creare una sofferenza cronica di un arto che si manifesta con quadri clinici molto differenti come edema o ulcere degli arti inferiori.
Il denominatore comune di tutte queste situazioni è la cosiddetta ipertensione venosa deambulatoria, cioè l’incapacità del paziente di abbassare la pressione venosa nelle vene delle sue gambe mentre cammina.
Oggi è possibile trattare efficacemente tutti i tipi d’insufficienza venosa e per fare questo abbiamo a disposizione moltissime terapie, per la maggior parte non invasive. La chirurgia infatti nella maggior parte del mondo viene riservata solo a una percentuale minima di casi (in molti paesi a non più del 2-3%).
Ogni terapia deve agire sul comune denominatore, l’ipertensione venosa. La flebologia moderna può efficacemente agire su questi pazienti rendendo l’insufficienza venosa una delle situazioni patologiche più facilmente aggredibili con percentuali di successo una volta impensabili.