Chi ha qualche anno di professione alle spalle sa bene quale era il percorso terapeutico dei pazienti affetti da insufficienza venosa solo qualche decennio fa: diagnosi sommaria (a volte solo esame clinico e in pochi casi esame Doppler CW), trattamento chirurgico standard per ogni paziente (spesso in anestesia generale) e un postoperatorio più o meno problematico.
Questo significa che indipendentemente dall’estensione della malattia o dal quadro emodinamico l’unica terapia possibile era lo stripping lungo. Tanto per capirci è cose se ogni volta che si guasta l’auto l’unica riparazione possibile è il cambio del motore, non importa se si è solo allentata una vite o si è bruciata la testata, si cambia tutto e basta.
Chiaramente la flebologia moderna è qualcosa di differente, l’introduzione dell’esame eco-color-doppler e la maggiore conoscenza dell’emodinamica venosa permettono oggi al flebologo di adattare il trattamento alle reali esigenze del paziente e quindi di minimizzare l’invasività. Inoltre l’avvento della schiuma sclerosante ha permesso di cambiare radicalmente le possibilità terapeutiche della scleroterapia.
La mia formazione professionale è chirurgica con quasi 4000 interventi chirurgici venosi ma ormai sono diversi anni che tratto tutti i casi che arrivano alla mia osservazione con la sola schiuma sclerosante. Infatti questo presidio è in grado di risolvere l’insufficienza venosa ad ogni stadio di malattia e soprattutto non richiede un setting terapeutico diverso da un comune ambulatorio attrezzato per la flebologia.